Ma lo sai che sei caro? Si, grazie!



Essere percepito come caro non è sempre un male.

Hai mai subito un’entrata a gamba tesa da Giorgio Chiellini? E un destro in pieno viso da Mike Tyson? Ti sei mai preso uno schiaffone da Antonino Cannavacciuolo? No? Ma davvero? Nemmeno io. Ma c’è una frase che, per un libero professionista, ha lo stesso dirompente effetto:

“Ehi, ma lo sai che sei caro?!”

Quando sei disperato…

Spesso accompagnata da un ghigno satanico e da uno sguardo rivolto verso il cielo ad invocare chissà quale divinità dei prezzi, questa frase ha causato più depressioni di “Disperato”, indimenticabile opera prima di Marco Masini.

In passato non nego di aver sofferto molto anche io a causa di queste parole. Tornavo a casa tra mille pensieri, dubbi, perplessità. Essere caro mi metteva in cattiva luce? Mi precludeva clienti? Pregiudicava il futuro della mia attività? La risposta è NO.

Competi sul brand e non sul prezzo

Uno dei principali scopi di una corretta gestione del proprio personal brand è riuscire a differenziarsi all’interno del mercato. Distinguersi dalla concorrenza, dunque, imparando a “lottare” sul terreno del brand. Perché se non si compete sul marchio, non resta altro che fronteggiarsi esclusivamente sul prezzo con risultati demotivanti e poco soddisfacenti.

Non prendertela “commodity”

Se vendi prodotti da supermercato, o “commodity”, il problema non si pone. Un rotolo di carta igienica (tanto per fare un esempio romantico) è reperibile in diversi punti vendita. È sempre uguale. Può variare leggermente nel colore e nello spessore, ma siamo sempre lì. In questo caso i venditori non possono fornire alcun valore aggiunto. Non resta altra scelta che competere sul prezzo, con promozioni e offerte.

Ma tu non sei un prodotto da scaffale. Se lavori bene sul tuo brand, non sarai mai equiparabile ad una commodity. Non scenderai mai su quel terreno di gioco, perché il tuo valore di marca avrà evidenziato la tua unicità dal punto di vista culturale, emozionale ed esperienziale.

Attenzione! Non sto dicendo che da domani potrai chiedere prezzi altissimi fuori dal mondo. Sto affermando che devi difendere la tua singolarità ed il suo effettivo valore, senza piegarla a perverse logiche di prezzo.

Tieni a bada il Chiellini che è in te

Se il mercato ti sceglie lo fa proprio perché hai acquisito una personalità specifica nello stesso. Hai ottenuto un ruolo di rilievo nella mente del consumatore. Sei l’esperto in materia, il non plus ultra. Ed è quindi lecito spendere quel quid  in più per ottenere i tuoi servizi.

Se poi arriva qualcuno che non ha saputo cogliere l’essenza di questa unicità e ti accusa di essere caro, forse dovresti ringraziarlo, perché ti sta ricordando quanto sei stato capace di differenziarti dagli altri competitor. O forse dovresti fargli un’entrata alla Chiellini

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