Il Personal Branding Manifesto
Con il termine personal branding ormai si fa passare di tutto. Comportamenti sopra le righe, contenuti vacui, look eccentrici e chi più ne ha più ne metta. Ho sentito cosi la necessità di scrivere questa sorta di “manifesto” indicando cosa “non è” personal branding. Semplicemente per cercare di fare un po’ di chiarezza sgombrando il campo da equivoci e falsi miti.
1. Il personal branding non è una moda.
Quelle passano, ma la voglia di gestire e potenziare il tuo brand resta. Perché tu sei il brand. Tu sei quell’insieme di conoscenze, competenze, interessi e valori che definiamo “brand (o marca) personale”. Puoi accantonarlo, forse ignorarlo. Ma è parte di te. È l’espressione della tua essenza e ti accompagnerà sempre. Che ti piaccia o no.
Se decidi di gestirlo, promuoverlo e potenziarlo, decidi di fare personal branding. Il personal branding, quindi, può essere visto come l’insieme di processi e strumenti che favoriscono la valorizzazione delle tue capacità personali, attraverso un’adeguata comunicazione ad un pubblico scelto ed interessato.
2. Il personal branding non è rapido.
Per consolidare il tuo brand ci vuole tempo. Molto tempo. Uno, due, forse tre anni prima di cominciare a vedere qualche risultato. “Pazienza” dovrà essere il tuo secondo nome.
3. Il personal branding non è improvvisazione.
Ti occorre una strategia. Un metodo. Un percorso a tappe che non puoi e non devi improvvisare.
4. Il personal branding non è “stare sui social”.
Facebook, LinkedIn, Twitter, Instagram sono solo (meravigliosi) strumenti per amplificare quello che vuoi comunicare. Trattali come tali e non abusare del loro potere.
5. Il personal branding non è “vanity metrics”.
Il numero dei tuoi follower, dei like, dei commenti e delle condivisioni sono valori interessanti per misurare la tua attività sui social. Vanno interpretati esclusivamente per capire come sta evolvendo la tua brand awareness. Se però ti concentri solo su di essi, lasciandoti sedurre dalla quantità più che dalla quantità del tuo pubblico, allora hai perso di vista l’obiettivo. Non stai facendo più personal branding, ma puro e semplice “vanity branding“.
6. Il personal branding non si fa solo online.
I social, il blog, il sito web, i video sono casse di risonanza. Ma il tuo brand deve sempre confrontarsi con la vita reale. Usa questi mezzi per entrare in contatto con il maggior numero di persone, ma ricorda che, alla fine, l’obiettivo è “stringere mani”. Stabilire un contatto e raccogliere quanto seminato nel mondo virtuale.
7. Il personal branding non è vestirsi in maniera sempre uguale.
Magari può aiutare a fissare la tua immagine negli altri, ma se non abbini del contenuto al tuo look, rischi di passare semplicemente per una persona sciatta…magari con una scarsa attenzione all’igiene personale. Occhio!
8. Il personal branding non è un colore a caso.
Se vuoi scegliere un colore che rappresenti il tuo brand non scegliere secondo il tuo gusto. Dai uno sguardo alla psicologia dei colori. Ogni cromia comunica qualcosa di diverso.
9. Il personal branding non è un logo o un’immagine coordinata.
Logo ed immagine coordinata sono delle importanti manifestazioni visive del tuo personal brand. Ne facilitano la visibilità, la comprensione e la diffusione. Da sole però valgono ben poco.
10. Il personal branding non è coaching.
Un consulente in personal branding non deve motivarti. Non deve spingerti oltre. Deve solamente aumentare la tua consapevolezza e favorire la tua percezione. Si lavora su ciò che si ha, non su quello che si vorrebbe avere.
11. Il personal branding non è marketing.
O almeno non è solo marketing. Fare personal branding in maniera seria vuol dire, prima di tutto, avviare un percorso di introspezione ed autoanalisi. Chiarire il proprio focus, i punti di forza e quelli deboli. Solo dopo questa fase ci si potrà “dare al marketing”, implementando strategie e studiando i mercati di riferimento.
12. Il personal branding non è egocentrismo.
La valorizzazione del proprio brand può avvenire solo in contesti collettivi. Il singolo non può esaltare la propria unicità ed utilità se non si relaziona con gli altri. Se lo fa, deriva in quello che definisco Ego Branding.
13. Il personal branding non è auto celebrazione.
Umiltà. Discrezione. Educazione. Apporto di valore. Lascia siano gli altri a dire quanto sei bravo. Vantarsi dei propri successi crea distanza ed incrina il rapporto di fiducia con il tuo pubblico.
14. Il personal branding non è riservato alle star.
Tutti siamo un brand. Tutti possiamo e dobbiamo gestirlo. Non farti condizionare dalle piccole e grandi star della rete (e non solo). Non devi imitarle. Puoi studiare la loro strategia e prendere spunti per sviluppare la tua, ma ricorda che ognuno ha la sua storia, i suoi valori, il suo pubblico. Segui la tua strada, arriva al tuo traguardo.
15. Il personal branding non è mentire.
La sincerità è basilare per ottenere fiducia. Cercare di apparire per come in realtà non si è, inventare competenze o millantare successi prima o poi distruggerà il tuo valore di marca. È solo una questione di tempo.
Probabilmente questo elenco non è completo. Dimmi cosa ne pensi. Segnalami qualche altro concetto da inserire. Perché il personal branding è anche collaborazione e confronto continuo.