La passione non ti serve!
Lavoro e passione. Un binomio non sempre produttivo.
La passione è un elemento importantissimo. Aiuta a vivere bene e godere pienamente ogni momento.
Sin da quando abbiamo memoria ci hanno insegnato che “vivere con passione” è cosa buona e giusta. Passione. Sempre passione e ancora passione. Mettila in tutto quello che fai e non potrai sbagliare. Un potentissimo propellente che ci porta così a credere di poter fare qualsiasi cosa e sostenere ogni tipo di impresa. Ma è proprio su quest’ultima considerazione che dobbiamo fermarci un secondo.
Un’amara verità
Fai un bel respiro. Quello che sto per dirti non ti piacerà.
In ambito professionale la passione non serve. Anzi. Può trasformarsi in un pericolosissimo alleato in grado persino di danneggiarti. Un compagno di viaggio capace di intontirti e consigliarti male. Perché quando si tende a confondere l’essere “appassionati” con l’essere “concretamente interessati” a qualcosa, si spalancano le porte al fallimento.
Lasciarsi guidare dalla passione non permette di focalizzare tutti gli aspetti di un problema, non favorisce valutazioni imparziali. Ci spinge a perdere il controllo del nostro percorso professionale.
Fissato a chi?
Quando ti definiscono “appassionato”, in realtà ti stanno dando del “fissato”. Ovvero ti vedono come una mente estremamente chiusa su una determinata questione, sorda a critiche, mutamenti e valutazioni obiettive.
Io, per esempio, sono un appassionato (ok, fissato) di fumetti americani. La mia passione è così forte che mi porta spesso a pensare di saperne più degli altri. A bollare come inique alcune osservazioni su determinate storie o personaggi. A non saper valutare bene i costi oggettivi di alcuni prodotti (ahimè sono anche un piccolo collezionista). Tuttavia, ho la lucidità di ritenermi del tutto inadeguato a gestire un negozio di fumetti. Non potrei mai farlo. Perché la passione ha preso il sopravvento. Venderei solo quello che piace a me. Ai prezzi che dico io. Probabilmente solo a chi voglio io.
Una storia con un finale che si preannuncia poco lieto, non credi?
Passione non deve far rima con decisione
Al netto dell’euforia iniziale, ogni percorso professionale presenta, prima o poi, dei momenti di analisi e dura autocritica. Sentieri bui dove la retta via è tutt’altro che visibile. In quei frangenti serve una mente lucida che non prenda decisioni secondo slanci di emotività, ma attraverso valutazioni fredde e ponderate.
Quello che serve è un approccio realistico e distaccato che permetta di programmare (ed attuare) una strategia in tutti i suoi aspetti. Come ci ricorda Ryan Holiday: “Di solito la passione nasconde una debolezza. La sua foga e il suo impeto sono pessimi sostituti della disciplina, della maestria, della forza, della determinazione e della perseveranza.” (Holiday R. 2017. Ego è il nemico ed. Giunti)
Lavoriamo in quanto concretamente interessati al nostro progetto ed al suo buon esito. Non disperdiamo energie (e tempo). Incanaliamo la passione in altri ambiti. Se proprio non riusciamo ad escluderla usiamola per capire quali sono le nostre attitudini, le nostre propensioni. Ma non permettiamole di prendere il controllo delle nostre decisioni.
Probabilmente la cosa potrà risultare un tantino fredda se rapportata al caldo stereotipo del “fuoco della passione”. Ma d’altra parte lo sanno tutti che a giocare col fuoco, prima o poi, ci si scotta.