Qualche giorno fa mio padre, parlando del più e del meno, mi ha detto che il supermercato più grande del quartiere avrebbe chiuso. Anche se verrà presto rimpiazzato da un’attività equivalente, non ho potuto fare a meno di notare delusione e rammarico nelle sue parole.
Il nuovo supermercato ha un nome sconosciuto, un logo mai visto prima, del personale diverso ed una serie di prodotti e prezzi tutti da definire.
Ma perché un semplice cambio di attività può generarci fastidio o addirittura rattristarci? Il motivo è semplice. La nostra mente (nello specifico la mente di consumatore o cliente) tende a generare un ranking inconscio delle realtà che via via affollano la nostra rete di contatti e fornitori.
I Quattro giudici del “brand factor”
Il punteggio che determina questa ideale graduatoria, scaturisce da una serie di caratteristiche che riteniamo fondamentali nell’attribuzione di un valore di marca. Giudici di questa valutazione sono parametri come
1. Competenza
2. Empatia
3. Reputazione
4. Fiducia
Un’ipotetica giuria che in fatto di severità e rigore non ha nulla da invidiare a quelle di X-Factor o Ballando con le stelle. Ogni volta che dobbiamo effettuare una scelta di marca (sia personale che corporativa) interroghiamo il nostro ranking e passiamo in rassegna i brand assimilati partendo dal più basso fino al più alto.
Assegnare dei punteggi per comporre la nostra graduatoria è un processo lungo. Attribuire la giusta valutazione richiede di tempo. Studio. Comparazione. Ed una volta emesso il verdetto ed aver “giudicato” un marchio è davvero dura dover ricominciare da capo.
Ecco perché un semplice cambio di supermercato può infastidire e lasciare interdetti. Dobbiamo riavviare l’intero processo di attribuzione di valori.
Solo voti alti in pagella
Ma come fare per ottenere un ranking alto nella mente del cliente? Come fare per incassare solo punteggi massimi dai quattro giudici di cui sopra?
L’unico modo certo è quello di lavorare bene e costantemente sul proprio personal brand. Far si che la propria competenza colmi lacune attraverso l’apporto di benefici reali e concreti. In una sola parola risultando utili. L’essere percepiti come competenti e professionali sarà di sicuro aiuto per cementare la tua reputazione. Ma potrebbe non bastare…
La moneta del personal branding
L’empatia è un altro elemento fondamentale che spalanca le porte del successo. Ne avevamo già parlato in questo articolo, ma vale la pena di ricordare che solo attraverso una compenetrazione totale con l’altro (il cliente nella fattispecie) si può raggiungere il trofeo più ambito in un percorso di personal branding; un riconoscimento dal valore elevatissimo che annienta qualsiasi competitor: la fiducia.
[ctt template=”2″ link=”5NXnh” via=”no” ]“La fiducia è la moneta del personal branding”[/ctt]
Come il denaro, infatti, la fiducia si può guadagnare, ma anche perdere, investire e sprecare. È un bene difficile da conquistare che può svanire in pochi secondi. Ma se abbiamo ottenuto la fiducia della nostra controparte, possiamo ritenere di aver lavorato bene con il nostro brand.
Attenzione però! Ottenerla non è un punto di arrivo dove fermarsi e vivere di rendita.
[ctt template=”2″ link=”eM83T” via=”no” ]La fiducia è come un fuoco in una notte d’inverno. [/ctt]
Rischia costantemente di spegnersi. Va curata e alimentata. Sempre.
Può essere considerato l’unico antidoto contro la paura e l’incertezza. L’elemento determinante nei processi di scelta. E’ il giudice più influente che può farci salire in graduatoria.
E tu godi della fiducia altrui? Ti sei mai chiesto che posizione occupi nel ranking di chi ti sta intorno?
Il rispetto della riservatezza deve essere una priorità
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