La top 10 dei “killer reputation”

La reputazione di un brand è il carburante in grado di alimentare e cementare ogni rapporto. Rappresenta il rimedio più efficace contro la diffidenza ed il migliore alimento per la fiducia.

La reputazione è una cosa serissima. Non a caso la sua lesione è sanzionata da quasi ogni ordinamento giuridico del pianeta. Secondo l’articolo 595 del nostro Codice Penale:

Chiunque (…) comunicando con più persone offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032”.

Ho già enunciato la formula magica per ottenere una reputazione solida ed inattaccabile. Ora è tempo di soffermarsi su ciò che può sgretolarla in pochi istanti. Si tratta di dieci “distruggi reputazione”, dieci killer terribili in grado di polverizzare tutti i tuoi sforzi in tema di personal branding.

Vediamoli nel dettaglio:

1. Commenti negativi

Il più classico e diffuso dei nemici della tua reputazione. Il commento negativo si annida nei post delle tue pagine, in attesa di essere visto. Generalmente un commento negativo può essere di due tipi: invettiva personale oppure attacco nei confronti di quello che dici e/o promuovi. Il primo caso è sicuramente il più semplice da affrontare. Spesso chi ti attacca su questo piano è una persona che cerca solo un pretesto per far emergere la propria aggressività ed il proprio disagio. Il rimedio più efficace è mantenere le distanze, ignorandolo il più possibile. Può sembrare egoistico, ma devi pensare solo a te facendoti scivolare addosso ogni offesa. Diverso il discorso per i commenti negativi legati alla tua attività o a quello che dici. In questi casi devi capire cose muove la critica e, possibilmente in privato, cercare di chiarire la questione.


2. Recensioni negative

Le recensioni negative possono dividersi in due tipi: quelle lasciate per il semplice gusto di denigrarti ed quelle che nascono da un reale malcontento generato da un disservizio. Se nel primo caso esistono poche contromisure (se non quelle relative all’attivazione dei più comuni meccanismi di controllo e rimozione) nel secondo è necessario provarle tutte per far “rientrare il cliente”, facendolo cambiare opinione. Le recensioni vanno controllate costantemente. Sono un indicatore importantissimo per farti capire cosa pensano le persone del tuo brand. Esprimono in maniera lampante quello che viene comunemente definito come brand sentiment.


3. Hasthtag denigratori

La crescita di social come Twitter prima ed Instagram poi, ha portato con se la fastidiosa usanza degli hashtag denigratori. Un trend pericoloso in particolare per le grandi aziende, ma che nasconde insidie anche in ottica di personal branding. Gli hashtag denigratori, infatti, possono danneggiare il tuo brand sotto un doppio punto di vista. Se li subisci, ovviamente, diventano un problema in quanto mettono in cattiva luce il tuo operato. Se li utilizzi dimostri in un sol colpo poca pazienza ed una certa propensione allo scontro.


4. Brand ambassador discutibili

Controlli mai chi parla di te? Se decidi di affidarti a  brand ambassador, prima ricordati di valutare che tipo di impatto possono avere queste persone sulla tua reputazione. Un conto è affidarsi ad influencer preparati e ben educati, con una solida reputazione alle spalle, altro discorso è farlo in maniera superficiale, magari legandosi a nomi di tendenza che poco hanno in comune con il tuo brand.


5. Citazioni discutibili

Un escamotage molto diffuso per realizzare contenuti veloci in grado di attirare reazioni e condivisioni è l’uso delle citazioni. Pubblicare citazioni è semplice, veloce ed interessante, tuttavia anche questa pratica richiede un minimo di strategia. Bisogna scegliere con cura le frasi e, cosa ancor più importante, conoscere i personaggi che le hanno pronunciate.
Quando si riporta una citazione di fatto ci si identifica con l’autore. Condividendo il pensiero. Riportare frasi di dittatori, estremisti politici o persino criminali (si, è successo) potrebbe sollevare molti dubbi sul tuo spessore morale e culturale.


6. La triade della morte

Il personal branding è una sorta di “dittatura”. Un regime autoritario fatto di ferrea disciplina e controllo severo. Se decidi di avviare un percorso finalizzato (tra le altre cose) al consolidamento della tua reputazione, non puoi permetterti di discorrere su tutto quello che ti passa per la testa. Devi filtrare. E devi assolutamente evitare di impelagarti in argomenti di carattere politico, calcistico e religioso. Una vera e propria “triade della morte” per la tua reputazione, capace di trascinarti rapidamente in discussioni improduttive e violente in grado di incenerire il valore del tuo brand.


7. Risposte sbagliate

Esistono due tipi di risposte sbagliate: quelle nel contenuto e quelle nella forma. Se è vero che “errare è umano” non può e non deve diventare un’abitudine. Gestire una risposta sbagliata può diventare complicato oltre che snervante. Controllare sempre quello che si scrive e mantenere la calma (anche quando si incontrano persone sgradevoli) sono ottimi rimedi per evitare questa fastidiosa condizione.


8. Epic fail

Fare personal branding sui social richiede attenzione costante. Un post, un commento, un’immagine postata senza riflettere possono trasformarsi in autentiche bombe ad orologeria in grado di far saltare in aria tutto quello che hai costruito. Queste gaffe clamorose, ormai note come ‘epic fail’, non sono prerogativa esclusiva delle grandi aziende. Tante, infatti, sono le carriere individuali distrutte da queste uscite infelici. Non essere impulsivo. Non scrivere mai nulla di getto e ricorda che il web non dimentica.


9. Sincronizzazione selvaggia

Ogni social ha il suo linguaggio e, se vogliamo, il suo ‘codice etico’. Mi piace immaginare questi spazi virtuali di conversazione come dei tipici locali per la ristorazione. LinkedIn può essere il ristorante elegante e ricercato, Facebook la pizzeria cordiale ed accogliente. Instagram il fast food incasinato e TikTok il falò in spiaggia senza molte regole. Capirai che può essere deleterio utilizzare un’unica comunicazione per tutti i social. Ognuno richiede un linguaggio specifico. Sincronizzare la tua presenza social in modo che i tuoi contenuti vengano pubblicati in simultanea su social diversi può rivelarsi così un fastidiosissimo problema per la tua reputazione. Un po’ come presentarsi in bermuda ed infradito ad un ristorante stellato.


10. Foto compromettenti

Questo punto non necessità di molte righe. Come abbiamo detto in precedenza “il web non dimentica”. Quelle foto che ti ritraggono ubriaco, in atteggiamenti molesti o inequivocabilmente compromettenti sotto i più disparati punti di vista, potranno essere sempre usate contro di te. Fai attenzione!

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento