Le KPI del tuo Personal Branding
Hai deciso di mettere in piedi una bella strategia di personal branding. Hai lavorato sulla tua visone, sul tuo obiettivo. Definito per bene la tua audience ed affilato tutte le armi promozionali. Ma come fai a capire se ti stai muovendo nel modo giusto? Come puoi misurare l’efficacia del tuo personal branding?
Il personal branding è materia liquida, difficile da contenere in indicatori numerici che ne attestino il corretto andamento. Tuttavia possiamo isolare delle KPI utili al monitoraggio della sua efficacia.
KPI è l’acronimo di Key Performance Indicator (letteralmente ‘Indicatori Chiave di Prestazione’). Nato in economia aziendale, questo termine racchiude tutti quei parametri concreti e quantificabili, utili a determinare in che misura gli obiettivi prefissati vengono raggiunti.
Per quanto concerne il personal branding ho isolato 7 KPI fondamentali. Vediamole nel dettaglio:
1. Richieste di contatto
Il primo dato chiaro e facilmente misurabile in una strategia di personal branding è l’aumento delle richieste di contatto. Pur non essendo un sostenitore delle cosiddette ‘vanity metrics’, devo ammettere che fan, follower e collegamenti rappresentano un indicatore interessante nella misurazione della propria attività social.
Se hai avviato un percorso di personal branding chiaro e ben strutturato dovresti aver notato, già dopo i primi mesi, un aumento delle persone che chiedono di entrare a far parte del tuo network. Vuol dire che trovano interessante il tuo brand e, probabilmente, ti reputano utile alla loro causa. Continua così.
Occhio però! Cerca sempre di avere contatti in linea con il tuo focus. Meglio una cerchia ristretta di persone interessate a quello che dici che una moltitudine di nomi totalmente inattive. “Pochi ma buoni” direbbero i saggi.
2. Traffico verso il tuo blog/sito
Un dato meramente tecnico, ma importantissimo. Non puoi dire di avere una strategia di personal branding completa se non hai un blog o un sito personale di riferimento. Ma aprirlo, purtroppo, non basta. Devi anche alimentarlo con contenuti sempre freschi, accattivanti ed interessanti. I famosi “contenuti di valore” sono una vera calamita per attirare clienti. Ecco perché l’aumento del traffico verso il tuo blog/sito rappresenta un segnale importante sulla qualità del tuo operato.
Lo strumento gratuito più popolare per misurare da cima a fondo le perfomance del tuo sito è Google Analytics. Tienilo sotto controllo in maniera costante per scoprire cosa funziona e cosa non va nella tua strategia di personal branding.
3. Partecipazione ad eventi
Se la tua reputazione cresce, non dovrebbero tardare ad arrivare richieste di collaborazione a progetti di varia natura. Le persone che ti percepiscono come un esperto nel tuo campo, non esiteranno a richiedere la tua partecipazione ad eventi formativi e conferenze. Se lavorerai bene ed in maniera costante la tua presenza sarà sempre più richiesta.
Occhio però! Ricordati sempre di approfondire le caratteristiche dell’evento che vuole coinvolgerti. È in linea con il tuo focus? E con il tuo target? Sei inserito nel giusto contesto? C’è professionalità nell’organizzazione? Non dimenticare che la presenza a manifestazioni strampalate o mal organizzate può persino danneggiarti in termini di credibilità.
4. Interviste e contributi
Va di pari passo con il punto precedente. Il tuo consolidarti come esperto comporterà un aumento delle richieste di interviste (video e non) e contribuiti su libri o carta stampata. Sono tutte interessanti opportunità utili a far conoscere il tuo personal brand ad un pubblico ancora lontano. Per questo motivo non devi mai prendere sotto gamba queste situazioni. Impreziosire progetti altrui in maniera memorabile ti porterà a conquistare nuove fette di pubblico.
5. Segnalazioni e raccomandazioni
Se hai costruito con generosità e gentilezza la tua rete professionale di contatti e se sei davvero bravo in quello che fai, prima o poi, ne trarrai vantaggio. Un personal branding efficace porta le persone ad “innamorarsi” del tuo nome. Pertanto, nel momento opportuno, non si faranno problemi a segnalare il tuo contatto a chi ancora non ti conosce ma sta cercando proprio quello che offri.
L’aumento di queste segnalazioni è uno degli elementi più significativi per comprendere quanto tu sia sulla strada giusta.
6. Nuovi contratti
Il personal branding deve avere una sua portata concreta e tangibile. Parlare di fiducia, reputazione e credibilità senza alcuna ripercussione nel “mondo reale” lascerebbe il tempo che trova. Il personal branding è un processo strategico che deve aiutarti ad essere preferito rispetto ai tuoi competitor. Banalizzando all’estremo, deve portarti a firmare nuovi contratti.
Attenzione! Non sto dicendo che ti porterà ad essere ricco sfondato. La cosa fondamentale è che le persone inizino a pagare volentieri la tua professionalità accertata e comprovata grazie alla tua strategia di personal branding.
Ovviamente questo è un traguardo da misurare nel lungo periodo. È impensabile immaginare di “monetizzare” il tuo brand dopo qualche mese di attività. Devi pazientare ed essere costante.
7. Prezzo di mercato
Ideale prosecuzione del punto precedente, ma con una sfumatura più aggressiva. Il personal branding non ti porterà a diventare ricco sfondato, ma può migliorare notevolmente i tuoi guadagni. Se ti sei consolidato come un punto di riferimento nel tuo campo, se sei richiesto a svariati eventi, se c’è la fila per avere un tuo contributo è il momento di cavalcare l’onda e far fruttare tutta la fatica che hai fatto. Devi alzare l’asticella.
Andando di economia spicciola, se la domanda di un bene, prodotto o servizio, aumenta, di conseguenza ne aumenta anche il prezzo. Ricorda che se la voglia di usufruire della tua professionalità è in costante aumento, il tuo prezzo può/deve seguire lo stesso andamento.
Non aver paura di risultare caro. Tu vali quei soldi e chi ti ingaggia sarà ben lieto di pagarli.
Buon lavoro e buona misurazione!