Personal Branding Lab Day 2016 – Storia di un amore
Personal branding lab day 2016: il mio resoconto
Che titolo forte eh? Eppure credo sia il migliore per poter sintetizzare il sentimento che mi lega al mondo della “marca personal” iberica. Un sentimento reso ancor più solido dopo la mia recente esperienza catalana al Personal Lab Day di Barcellona organizzato da Soymimarca.
Ma andiamo con ordine.
Arrivo nel capoluogo catalano il giorno prima l’inizio dei lavori. La città che mi accoglie è profondamente diversa da quella che conobbi da studentello nell’ormai lontanissimo 1995. Tutto è più pulito, ordinato, grande.
Mi reco in albergo. Una bella stanza. Ottima per un puffo, ma bella. Spengo le luci ed è già domani.
Come sempre mi capita in queste situazioni arrivo con quel leggero anticipo di circa due ore. Ne approfitto per girare il quartiere universitario e scattare foto come queste:
Quando ritorno alla facoltà di comunicazione e relazioni internazionali trovo ad accogliermi Andrés Pérez Ortega. Roba forte. Per rendere l’idea immagina di andare al Camp Nou ed essere accolto da Lionel Messi in persona. So’ soddisfazioni.
Quello che noto subito al personal branding lab day 2016, è una grande complicità tra i partecipanti. In fondo si tratta di competitor, gente che fa lo stesso lavoro, ma che non esita a collaborare (anche gratuitamente) a progetti comuni.
Le nove sono passate da un po’. Finalmente si inizia. Se mi segui sai già che evito sempre la prima fila. La mia religione me lo vieta. Mi accomodo poco più indietro. La voce squillante e piena di energia della presentatrice Alicia Ro introduce i vari protagonisti della giornata. Elencarli tutti sarebbe impossibile. Mi soffermerò rapidamente su alcuni di essi utilizzando lo stesso, praticissimo, metodo per immagini di Mireya Trias nel suo blog.
Già leggendo il programma degli interventi noto subito quanto diverso sia l’approccio iberico al personal brand rispetto al nostro. La tematica viene analizzata quasi esclusivamente attraverso dinamiche di carattere introspettivo e psicologico. Lo spazio dedicato ai social network ed alla presenza online (molto in auge da noi) è quasi marginale. Per usare le parole di Jordi Colell (primo esperto ad intervenire sul palco)
“l’auto riconoscimento è il pilastro principale del personal brand”.
Più che alla rete si è pensato di rivolgere l’attenzione a strumenti più tradizionali di divulgazione come ad esempio la scrittura di un libro. Il tormentone di tutta questa parte di corso è stato il motto della scrittrice Neus Arqués, secondo la quale
Un dettame tanto semplice, quanto vero che racchiude in sé concetti di visibilità, reputazione e scelta mirata della propria community di riferimento. Perla finale la considerazione che in ognuno di noi alberga un libro. Il difficile è farlo venire fuori.
L’attenzione si sposta poi su quella che deve essere la missione di un consulente in personal branding. Un ruolo delicato che non è di coaching, quanto piuttosto di guida alla scoperta delle proprie potenzialità. Arancha Ruiz dedica a questo il suo intervento, ricordando quanto sia necessario modulare le proprie abilità con il proprio pubblico. Uno dei suoi motti più significativi è sicuramente:
E se vuoi trasmettere effettivamente la tua essenza, i tuoi valori, le tue competenze, devi adottare una comunicazione sincera. Devi essere una persona sincera.
Ricordo sempre che lavorare sul proprio personal brand aiuta a diventare persone migliori. Non è una stupidaggine strappalacrime o una frase ad effetto. E’ pura verità. Mertxe Pasamontes ci ricorda, a tale proposito, come sia fondamentale elaborare un personal brand “sin trampa, ni carton” ovvero senza sovrastrutture o inutili abbellimenti. Ciò che conta è la vera essenza del tuo essere. In quanto:
Un discorso che si allinea perfettamente a quello di Jane del Tronco. Un richiamo alla sincerità, ma anche alla felicità nel fare; componente immancabile nella gestione del proprio brand, nonché della propria esistenza.
E la ricerca della felicità, lo sappiamo, è spesso un percorso arduo e ricco di insidie. L’intervento di Jacobo Parages ha rappresentato, in tal senso, il momento più toccante del personal branding lab day 2016. Tutto il suo discorso è stato incentrato sul superamento delle difficoltà che la vita ci presenta verso la realizzazione dei nostri obiettivi.
Ci ha raccontato una storia. Una storia vera di un uomo di successo che all’improvviso scopre di essere affetto da una rara malattia: la spondilite anchilosante. Un male che colpisce il sistema muscolo scheletrico e che, progredendo, può coinvolgere l’intera colonna vertebrale fino ad immobilizzare la persona. Dopo una prima fase di sconforto quest’uomo ritrova la sua forza interiore. Consapevole che
il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è opzionale
decide di combattere il male impegnandosi in terapie mediche e lanciandosi in sfide sportive sempre più impegnative. Si prefigge un obiettivo: attraversare a nuoto lo stretto di Gibilterra.
Si spengono le luci e parte un video che sintetizza in immagini la vicenda. Il filmato (accompagnato da una voce fuori campo) mostra un uomo che nuota nelle acque dello stretto con altri due compagni. Taglia il traguardo. Si alza. Toglie la cuffia. Qui la sala scopre che quel nuotatore era lo stesso Jacobo Parages. Era lui il protagonista della storia. Un eroe? Un essere superiore? No, semplicemente una persona che ha creduto nei sogni, più che nelle difficoltà.
Se volte saperne di più sulla sua incredibile storia e sulle sue molteplici battaglie vi consiglio di vistare il suo sito jacoboparages.com
Dopo un comprensibile momento di commozione si ritorna a ridere e scherzare (perché si è riso e scherzato tanto). Sul palco si alternano molte altre personalità del mondo della marca personal.
Viriamo verso un lato più “tecnico” della tematica con interventi incentrati su come articolare il progresso di gestione e sviluppo del proprio personal brand. Guillem Recolons (deus ex machina dell’intera manifestazione e uomo dalle incredibili t-shirt) ci ricorda l’importanza di costruire proposte di valore significative attraverso un mix ben equilibrato tra visione, missione e valore del brand.
Quando si parla di strategia di personal branding, non si può non ricordare il contributo del già citato Andrés Pérez Ortega. Il padre della marca personal in Spagna si rende protagonista di un lungo seminario dedicato all’intero percorso di sviluppo e gestione della propria identità di brand. Un cammino che deve necessariamente partire da un assunto fondamentale:
Tanti sono stati gli altri professionisti che si sono alternati sul palco del personal branding lab day 2016. Citarli tutti sarebbe impossibile. Vado a concludere ribadendo il mio rapporto d’amore con questa tematica e con questa gente che mi ha accolto con affetto e tanto rispetto. La passione che dedicano al tema del personal branding e della marca personal è qualcosa di coinvolgente. Incredibilmente motivante.
Sicuramente porto in Italia le differenze di approccio alla tematica sperando di fornire a chi me lo chiederà un servizio di respiro internazionale. Il personal branding lab day (trend topic su Twitter per tutta la prima giornata) non si libererà tanto facilmente del sottoscritto. Sicuramente ci vedremo anche l’anno prossimo.
¡Hasta pronto!
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