10 FALSI (pre)concetti sul personal branding
Personal branding e preconcetti: facciamo chiarezza.
Oggi nelle vesti di umile traduttore ti propongo un articolo a dir poco illuminante per capire cosa NON è personal branding. Un intervento che spazza il campo dai mille equivoci generati da guru dell’ultim’ora, che senza troppi indugi, dispensano consigli e soluzioni sulla gestione del proprio brand.
L’articolo è opera di Guillem Recolons Argenter, docente presso la facoltà di comunicazione e relazioni internazionali di Barcellona, esperto di personal branding e fondatore di Soymimarca, importante società dedicata alla gestione ed allo sviluppo di questa tematica. Non uno qualunque insomma…
Buona lettura.
Quante volte avrai letto articoli con titoli sensazionali come “10 concetti chiave per costruire il tuo personal brand”? A me è capitato molte volte, quasi ogni giorno. Oggi per molti basta aver letto tre o quattro post sul tema per lanciarsi nell’impresa di formulare soluzioni e definizioni.
Ho voluto usare la stessa sensazionale ricetta di questi “guru” (che oggi sono guru del personal branding, ma domani lo saranno di molte altre tematiche) per scrivere questo pezzo. E lo apro con una frase ad effetto. Ovvero:
Il personal brand è come la materia. Non si crea né si distrugge, semplicemente si trasforma.
Detto questo, la mia prossima considerazione è di carattere numerico: perché una ricetta magica deve essere sempre di 10 punti e non, per esempio, di 11?
Ma andiamo avanti. Allora, caro lettore, prima di tutto devi sapere che il personale brand NON si crea.
È parte della tua persona ed il suo sviluppo va in parallelo, sin dalla nascita, con la tua crescita emozionale. Essendo insito, non lo si può nemmeno distruggere. Certo è possibile in pochi secondi annientare la propria reputazione, ma in ogni caso, il tuo personal brand non apparirà o sparirà come un coniglietto nel cilindro di un mago.
Il personal brand si trasforma, o come amiamo dire noi del settore, si gestisce. Più che parlare di dieci concetti chiave fondamentali per “costruire il proprio marchio personale”, vorrei commentare alcune sciocchezze che ogni giorno mi tocca leggere, in un articolo che, per l’occasione, chiameremo “10 concetti chiave per distruggere il tuo personal brand”.
1. Il personal branding è per tutti. FALSO!
Chiunque affermi di non avere il tempo per gestire il proprio brand è fuori dai giochi. Su questo tema, c’è un ottimo articolo di Andres Perez Ortega che ci ricorda come il personal branding è solo per coloro che vogliono lavorare a fondo sulla propria strategia personale con l’obiettivo di far diventare il proprio marchio l’opzione preferibile all’interno di un processo di scelta. È uno sforzo continuo, non è un fiore che si può cogliere dopo un mese o un anno.
2. Personal branding vuol dire avere profili sui social. FALSO!
O almeno, incompleto. I social network sono un mezzo, non un fine, come può esserlo scrivere un libro, fare un discorso o avere un biglietto da visita. Il personal brand si gestisce prima di tutto attraverso processi di auto riconoscimento. Senza conoscere l’essenza privata e pubblica del proprio brand, non si può passare alla fase successiva. Non si può sviluppare una strategia personale, un modello di business, un messaggio e, di conseguenza, non è possibile gestire la visibilità del brand, facendoti conoscere dentro e fuori le reti sociali. Ricorda, senza un messaggio non c’è mezzo, e senza mezzo il messaggio non arriva.
3. il Personal branding è marketing della persona. FALSO!
Il marketing è un momento secondario e successivo alla conoscenza di sé. Il marketing personale, preso da solo, è solo uno strumento, un processo incompleto non equiparabile alla gestione del proprio brand.
4. Riguarda solo le persone non le aziende. FALSO!
La questione è: di cosa sono formate le aziende se non da persone? Il personal branding in un’azienda è essenziale per migliorare la comunicazione interna ed esterna. Una gestione professionale del brand aumenta il livello di fiducia verso il mercato.
5. Il personal branding è solo per i ricchi e famosi. FALSO!
Indubbiamente queste persone, soprattutto le famose, dovranno gestire il proprio brand con molta più cura e costanza. Lo sviluppo del personal brand, però, riguarda tutti quelli che vogliono avere una precisa linea di condotta da seguire per raggiungere i propri obiettivi.
6. Con un personal brand efficace si raggiungono molti contatti. FALSO!
Se è veramente efficace e ben gestito, il tuo brand ti permetterà di raggiungere BUONI contatti. “Buoni” sarà sempre più interessante di “molti”. Perché puntare sulla quantità dei contatti? Ci fai la collezione?
7. Il personal branding promuove l’egocentrismo. FALSO!
Una corretta gestione del marchio promuove, al contrario, contesti di collaborazione. Sostiene il lavoro di squadra e la gestione di competenze complementari. Quando si parla di IO – AZIENDA, si parla di come ci gestiamo “come impresa”, conquistando sempre maggior autonomia. In una definizione propria parlo di personal brand come l’arte di investire in noi stessi, ma non certo per diventare il centro dell’universo.
8. Il personal branding serve per trovare lavoro. FALSO!
O quantomeno incompleto. La pratica del personal branding viene utilizzata per molte cose, tra queste anche per la ricerca di un lavoro. Ma deve essere usata soprattutto per visualizzare il nostro futuro e metterci a disposizione tutti gli strumenti utili per realizzarlo. Recupero uno dei primi claim risalente agli albori di Soymimarca: un lavoro è temporaneo, un brand è per sempre.
9. Il personal brand ti spinge ad avere più di una identità. FALSO!
Abbiamo un solo marchio e una sola identità, ma possiamo avere molteplici ruoli. Per esempio io sono padre, marito, insegnante, amico, consulente, corridore…Non bisogna mai dimenticare che il valore basilare del personal branding è l’autenticità.
10. Ci sono persone che non hanno un personal brand. FALSO!
Il personal brand è l’impressione che lasciamo negli altri. Privata e pubblica. Non si crea, si possiede e basta. Il processo di gestione di questa impressione, finalizzata al conseguimento di alcuni obiettivi, prende il nome personal branding.
11. I professionisti del personal branding sono dei ciarlatani. FALSO!
O quantomeno generica come affermazione. Indubbiamente, come in ogni campo, anche qui esistono. È come il classico cugino che fa siti web amatoriali credendosi un web designer professionista. Molti hanno cavalcato (e cavalcano) l’onda del personal branding approfittandosene. Tante sono le società di multilevel marketing con “business” piramidale, che spacciano la loro attività per vero personal branding. Ma cosa possiamo farci? C’è spazio per tutti nella vigna del Signore.
Era da qualche tempo che volevo scrivere un articolo con questa formula magica dei “10 Keys”. Mi sono tolto il pensiero. Spero almeno di averti aiutato a separare la lana dalla seta. Professionisti “autentici” del personal branding ci sono e, per fortuna, non sono difficili da individuare: sono quelli che di solito non commettono questi 11 errori.